La Vulvodinia, o Sindrome Vulvovestibolare (VVS), è una malattia cronica che influisce in maniera drammatica sulla salute e qualità di vita delle donne.
Grazie al lavoro scientifico, durato circa due anni, della
dott.ssa Laura Coda (ostetrica esperta in rieducazione del
pavimento pelvico) e del dott. Cristian Testa (biologo
nutrizionista e medico di medicina funzionale, nonché
direttore sanitario di For Me), è stato possibile dimostrare
che questa malattia è caratterizzata da
un’infezione vaginale e un’alterazione della flora batterica e
micotica.
Il microbiota vaginale è l’insieme di microorganismi che
coabitano la cavità vaginale, formando
una difesa verso gli agenti aggressori; per questo devono
essere in perfetta armonia tra loro.
Attraverso l’utilizzo di un tampone vaginale che effettua la
ricerca qualitativa e quantitativa dei microorganismi presenti,
è stata dimostrata l’alterazione del microbiota. Il campione di donne
incluse nella ricerca riguarda
l’età fertile, tra i 19 e i 45 anni che presentano chiari
sintomi di VVS: bruciore urente, edema ed eritema della mucosa del
vestibolo vulvare con conseguente secchezza vulvovaginale ed ipertono
pavimento pelvico. Tutte presentano dolore durante i rapporti
sessuali.
Si è capito inoltre che
la sindrome è sostenuta da molti fattori patologici;
l’infiammazione generalizzata dei tessuti che compongono il ventre è
un punto focale nel generare e alimentare la sintomatologia.
La paziente affetta da Vulvodinia presenta quindi una
disbiosi intestinale con un significativo
aumento di Escherichia coli e una
maggiore colonizzazione di muffe/lieviti rispetto ai controlli
sani. Questa disbiosi intestinale può essere un importante fattore
associato alla malattia, e
la conferma dei risultati di questo studio può
aiutare nella diagnosi e nella terapia per i pazienti.
Questo studio è stato pubblicato sul
Journal of Clinical Medicine Research.
Autori:
Laura Coda, Cristian Testa, Paola Cassis, Stefania Angioletti,
Cristina Angeloni Stefania Piloni.